DAL PASSATO


NOTIZIE  TROVATE UN PO’ IN QUA’ ED UN PO’ IN LA’

 

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  • Dal libro ”  L’ altra Francigena”  del Prof. Renato Stopani: ed. Le Lettere: Ne consigliamo la lettura per vivere la storia della  Via Francigena  durante il cammino.

”  II grande riformatore benedettino Guglielmo di Hirsau distingueva nella Chiesa cinque ordini, ciascuno dei quali possedeva una propria specifica missione spirituale. Uno di tali ordini accoglieva, con gli eremiti, i pellegrini che, come i primi, anche se solo temporaneamente, rinunciavano al mondo, entrando a far parte di una «casta iniziata di santuomini» ” 

”   il Constituto del comune di Siena del 1274 prescriveva lungo il percorso della via Francigena a sud della città la costruzione di fontane in ogni borgo, tutte dotate di un secchio per attingere l’acqua a beneficio dei viandanti:

” Del pari lo statuto del capitano del Popolo del comune di Firenze del 1322-1325 ordinava di raccogliere le acque sorgive in modo da renderle uti¬lizzabili, nonché di restaurare fonti e abbeveratoi «ad honorem dei, ad sub-veniendum viatoribus et maxime pauperibus et peregrinis», rivolgendosi par-ticolarmente alle ville e ai «castra» del contado che si trovavano lungo le «strale et vie mastre», che venivano invitati, se non lo avevano, a realizza¬re un pozzo o una fonte («fìat vel fieri debeat unus puleus sive fons») “

“……centri urbani che si trovavano sul percorso della Francigena (Piacenza, Lucca, Siena), sin dall’Xl secolo i primi consistenti fenomeni di accumulazione di capitale (se si eccettua il lento processo di formazione dei surplus agricoli) non dovette derivare dallo sviluppo dei commerci, ma furono il risultato dell’importanza che, a motivo dei transiti lungo la via Francigena, assunsero in loco altre attività del settore terziario, quali l’ospitalità a pagamento dei pellegrini e dei viandanti e il cambio del denaro. Solo in seguito le sollecitazioni ricevute dalla strada, con le occasioni di investimento che prevedeva, agirono nel senso di accellerare localmente il dinamismo dell’economia,
Al flusso di pellegrini …va comunque riconosciuto il merito di aver dato il primo impulso al processo di crescita dell’economia in tanti centri piccoli e grandi. I pellegrini, si è visto, non sempre fruivano dell’assistenza loro prestata dagli enti ospedalieri, e con i loro bisogni da soddisfare costituivano una domanda aggiuntiva che veniva a presentarsi sul mercato locale, implicando la necessità di cambiare le monete, dato che spesso i pii viandanti provenivano da lontano e, non potendo contare esclusivamente sulla carità degli enti assistenziali, portavano con sé del denaro, espresso nelle monete del loro paese, che serviva loro non solo per onorare i conti degli osti e degli albergatori, ma anche per pagare i frequenti balzelli, specie quando dovevano attraversare un corso d’acqua e do¬vevano far uso di un ponte o far ricorso a un traghetto («navalestro»)”

” Gli statuti comunali prevedevano pene severe per reprimere le «violentie et roberie stratarum»: ….. Il comune di Siena, nel cui territorio transitava un buon tratto della via per Roma, arriverà addirittura a creare, nel 1308, uno speciale corpo di polizia, reclutando ben cento berrovieri a cavallo e cinquanta a piedi 13. Oltre a ciò è da tener presente che le comunità e i privati delle zone ove avvenivano i delitti avevano l’obbligo di coadiuvare alla cattura e alla de-tenzione dei malfattori, che nella maggior parte dei casi erano condannati alla pena di morte. Erano così innalzate lungo le strade, in siti ben visibili, le forche «…bene alte et con oncini di ferro sì che chi impiccato ine sarà non si possa levare se non che per se medesimo cada» “

” Le aggressioni e le rapine avvenivano, si è detto, dove il popolamento si faceva più rarefatto, come nelle zone montane e nelle aree paludose. Erano tristemente famose, ad esempio, le alture delle Cerbaie, tra i paduli di Bientìna e Fucecchio, per le quali transitava la via Francìgena per raggiungere l’Arno da Lucca. Nella zona ancor oggi la toponomastica conserva memoria di ciò: una località, presso il Ponte a Cappiano, è significativamente denominata «Castelladroni» “

” Pericolosa era anche l’area tutto intorno al valico appenninico usato dalla via (monte Bardone, attuale Cisa): negli statuti medievali di Pontremoli viene prescritto agli abitanti dei villaggi della zona di tagliare il bosco lungo il percorso della strada, per la profondità di un tiro di balestra. Il bosco folto, infatti, si prestava molto a divenire luogo di ricetto di ladri e assassini, come si verificò nel cosiddetto “varco di Lappeto”, in vai di Staggia, nel tratto di via Francigena fra Poggibonsi e Siena, nel medioevo coperto da fitte boscaglie: nel 1319 Benedetto da Orvieto, che si recava a Firenze per assumervi l’ufficio di vicario, venne appunto aggredito con il suo seguito di servi, notai e berrovieri .” 

SARA’ VERAMENTE BELLO CAMMINARE SULLA VIA  E VEDER SCORRE LA STORIA DAVANTI A NOI !

Le Croniche di Giovanni Sercambi  lucchese pubblicate sui manoscritti originali. A cura di Salvatore Bongi. Vol. II p.421 Roma,1892

DCXCVI Come fu lo perdono di Roma

Conchludendo dico,che venuto l’anno MCCCC e per tucto il mondo esser manifesto il perdono…homini et donne son mossi per andare a Roma,ai quali per lo papa Bonifatio nono conceduto & data la beneditione&confermato il perdono.E poi che di lungi paezi estrani con pericolo & con spese si muoveno &vengano a tal perdono,noi Ytaliani che siamo presso a luogo,resteremo che a tal perdono non si vada? Certo tal cosa non è da lassare e però ò consiglio prima me & poi tucti,amici parenti maschi e femmine & tucta la ……con l’animo puro&sincero si vada pregando Idio che a tucti…..che a tale perdono disporranno le menti,conceda gratia di far quello sia suo piacere.E acciò che tucti coloro che andranno a tale perdono….ad altri perdoni siano amaestrati di guardarsi da quelli vizi li quali sono la chagione di fare i pellegrini astenersi d’andare in pellegrinaggio facendoli pecchare.Et che tali,li quali dispuonessero l’anima loro…a’ perdoni possano prendere quelli ripari che siano….a conculchare a quelli ….. che sono cagione di fare dannare l’anima.E pertanto dichiarerò in nella infrascripta cansone morale tucte quelle parti che occupano l’uomo a rimanersi del bene fare&d’andare in pellegrinaggio, dicendo così.

QUELLO CHE SI DE’ ASTENERE IL PELLEGRINGO E QUELLO DE’ PRENDERE.
DI GIOVANNI SERCAMBI

Come mortale, mi mostrò il potere la Superbia lungo la via e nell’immaginazione mi rese potente; poi vidi che ero mortale e dissi e lei: “Domani ti lascerò”, me ne liberai e mi rivolsi a Dio, e reprimo la voglia e non mi adiro nelle mie avversità, quando penso a questo. Poi giunse l’Avidità, tutta piena di sé, per percorrere il cammino con me, e mostrò di aiutarmi nel mio bisogno. Mi venne dietro, alle spalle, facendo risuonare i fiorini,  perché li prendessi senza torcere la bocca. Quando mi girai, ella mi afferrò mi allacciò la borsa alla cintura, e vuole che ognuno veda che tutto il suo piacere consiste nel tirare a sé. Io, vedendo che molti con essa arricchivano, pensai di seguire la sua volontà in tutto il mio viaggio; poi vidi che i suoi fini mi portavano altrove, e guai a quel poveretto a cui essa fa vedere dove lo ha portato.
La Gola mi aspetta in certi momenti della giornata (352 v.) con cibi succulenti; offre a me la sua compagnia.
La bocca accetta subito quell’invito: ne segue i voluttuosi desideri carnali di colpevole lussuria. Chi potrà essere [così] moderato che essa non lo spinga a vivere per mangiare? Per questo io intendo voltarle le spalle e procedere avanti senza di lei, e che ritorni [pure] da dove è venuta. Poca carne e molte penne essa ha sicuramente, e io non voglio dannarmi.
Non creda di poter viaggiare in altro modo chi si trova … in … anni maturi.  In questo viaggio trovo molta gente che viaggia con quei vizi; io guardo spesso questa gente e vedo cosa è stato che l’ha fatta muovere; colui che oggi ha un tesoro, [questo] domani è in mani d’altri, se si deve dire il vero. O maggior parte degli uomini del mondo, dove tenete gli occhi e i vostri vizi? Alzate in alto i vostri volti per cercare il bene eterno; quello che qui è un bene non è un fine
… corre al fine, perché sono tutte condannate a morire; le erbe oggi fresche e le piante piene di fronde domani saranno secche e fra due giorni cadute. Così viaggiando mi è apparsa una donna sicura,  che mi conduce dritto dove io devo andare; scalza, strappata ed anche mal vestita vive senza paura, perché prende il meglio ed abbandona il peggio.
Colui che qui siede su di un alto trono ha sempre timore di cadere giù nel fondo: questa invece nel mondo tiene le cose sue in basso con umiltà, si contenta del poco ed evita il troppo, non trova cattivi ostacoli  benché vada per luoghi pericolosi, e desidera unirsi a me: si chiama Povertà. Mi aiuta nelle necessità appena quanto basta e non vuole che mi avanzi quello che mi può nuocere, e mi dice “Guàrdati”. Questi beni terreni [sono] donati dal cielo e vengono e  procedono come vuole Colui che te li può togliere e dare. Siate contenti voi poveri lavoranti del guadagno che fate giorno per giorno,  e, tu che sei contadino, [sii contento di] dividere a metà un granello; mentre il mercante onesto e leale, di animo nobile, sia [contento] come di essere il signore di un castello. Tutti stiano contenti nella loro posizione
che né i miei beni né i tuoi hanno nulla di stabile. Canzone, chi ha coperto il capo e il dorso (353 r.) [gli basta] per stare caldo anche nel freddo; benché non abbia vaio né seta né drappo, stia contento, perché la virtù abita negli animi saldi anche se in panni grossolani, di chi vive di pane e beve con il cavo della mano. La morte è in agguato e sta [sempre] per afferrare ognuno, e nessuno sa quando. Ognuno sa bene di essere un condannato a morte.
Raccontato quello che chi vuole andare in pellegrinaggio deve evitare e quello che deve preferire, anche se si è parlato di pellegrini, nondimeno si può intendere anche per chiunque altro. Diremo piuttosto che molti accorsero a tale giubileo, tanto di Lucca quanto del contado, e da tutte le altre parti dell’Italia e di tutto il mondo. E perché sarebbe impossibile poter narrare tutto di questo giubileo, lasceremo da parte ora questa materia, dando a questo argomento la conclusione che Dio esaudisca coloro che piamente sono andati a questo perdono, domandando cose giuste secondo la Sua volontà.

Traduzione a cura del Dr. Giorgio Tori

 

  • Autore sconosciuto del 1400

Contato quelío che de’, ongnuno che vuole andaré in pellegrinaggio, schifare e quello che de’ prendere, e posto che si sía parlato per li pellegrini, nondimeno d’ ongni altro si puó in-tendere. Ora torneremo a contare che molti concorseno ad andare a tale perdono, cosí di Luccha & del contado come dell’ altre parti d’ Italia § di tucto il mondo. E perché seré’ impossibile a potere tucto narrare di tale perdono, lasseremo al prezente di tal materia, prendendo in questa parte per nostro fine che Dio exaldischa coloro che iustarnente fusseno andati a tal perdono, dimandando cose iuste con piacere a Dio.

LE PISTACCHIE DI ALTOPASCIO

L’assistenza ai pellegrini era, a seconda del censo, diversificata;non era infatti pensabile che persone di classi sociali diverse fossero ricevute, se pur da pellegrini, alla stessa maniera.
Gli ospiti ricevevano infatti al loro arrivo le cosiddette “pistacchie”, ovvero piccole lamine circolari stampate, aventi la funzione di una tessera che dava diritto al vitto ed eventualmente all’alloggio.
Le pistacchie erano di tre tipi: c’era quella nera in lamina d’ottone, riservata ai poveri, che dava diritto ad una libbra di pane nero e ad una mezzetta di vino di poco pregio; c’era poi quella dorata per i pellegrini ragguardevoli, detta anche “ospizio”, in lamina d’ottone, che assegnava due libbre di pane bianco e un boccale di vino di Spianate, ovvero di miglior qualitá; infine, non per i pellegrini ma per i lavoratori della fattoría e per le partorienti, esisteva la pistacchia blanca, in lamina di ferro, con cu i si otteneva “una tantum” un poco di pane bianco e vino di Spianate.


  • VECCHIE USANZE DEL CAMMINO:

        Scappellate a Compostela

Il 3 marzo 1669 fa la sua apparizione in Compostela, la splendida comitiva che accompagnava nel suo pellegrinaggio Cosimo III dei Medici. Tutto Santiago accorse per vedere il passaggio della cavalcata dei fiorentini: araldi,cavalli riccamente addobbati in rosso cremisi,abbigliamenti mai visti.
Accompagnano la lussuosa cavalcata ogni tipo di artisti. Il gran duca di Firenze ha voluto strabiliarei nel suo giro europeo. Così ,compaiono pittori come il grande Pier Maria Bialdi che ci mostra come erano le mura che circondavano Padron. E, non di meno, Cosimo si fece anche accompagnare da due relatori del suo viaggio: Lorenzo Megalotti e Bartolomeo Corsini.

Il viaggio fu molto produttivo; i rapporti furono molto interessanti:
come per esempio metteno in rilievo un aneddotto di come i pellegrini vivevano il culto del loro Apostolo. I seri ed circospetti italiani lo narrono con indignazione, perchè sembrava una mancanza di rispetto apparendogli una mancanza di rispetto. Risulta infatti che i pellegrini, arrivati alla cattredrale, sentivano un’euforia smisurata, facevano una vera battaglia per salire ad abbracciare Santiago. Nel momento dell’abbraccio i pellegrini dicevano tre volte: ” Amico,prega Dio per me”,i togiendosi il cappello, lo ponevano sulla testa dell’Apostolo. E così il Figlio del Tuono appariva , una volta tirolese,più tardi borgognone invece di baturro*, alla mattina presto era coperto con un cappello chambergo** e la sera appariva come uno studente di Coimbra….
Uno scandalo secondo i relatori italici.

La loro indignazione non conosce limite: “… ed è una cosa disonorevole e ridicola vedere come la gente non sa cosa fare del proprio cappello per avere le mani libere, lo pongono dal di dietro sopra la testa del Santo, cosìcché, visto dalla chiesa, si mostrava costantemente con un diverso cappello”.
Ahaimé,i severi relatori!! Ignoravano che il sorriso benevolo che illumina l’Apostolo è di complicità assoluta con i suoi pellegrini. E riceveva con piacere i loro cappelli logorati dal sole e dalla polvere del Suo Cammino,il Cammino di Santiago.

José Antonio de la Riera.
Presidente de la Asociacion Gallega
del Camino de Santiago

* contadino aragonese
** Tipo di cappello

 Dall’ Evagatorium di Felix Fabri

Discorso ai pellegrini del Padre Guardiano al loro arrivo
a Ramle (in terra Santa)

Pag 247 – 255
“Ora, quando entrammo in città (Ramle) erano circa le nove del mattino, così il Padre Guardiano fece disporre e preparare un altare nel giardino all’interno della casa dove erano le abitazioni dei nostri capitani, contro il tronco di una grande palma carica di datteri. Poi, dopo aver convocato i pellegrini in quel giardino e sbarrate le porte, così che gli infedeli non potessero interromperci, uno dei frati celebrò la messa. Dopo la messa il Padre Guardiano fece una bella predica in Latino, perché era italiano e non conosceva il tedesco. Così, dal momento che non aveva con sé nessuno che parlasse questa lingua e che potesse tradurre il suo discorso a noi tedeschi, egli mi chiese di stare accanto a lui e tradurre le sue esortazioni ai pellegrini tedeschi. Questo io fece volentieri, stando al suo fianco e, quando aveva terminato una frase in latino, io la prendevo dalla sua bocca e la ripetevo nella comune lingua germanica. In più, nel suo discorso egli dettò ai pellegrini alcuni articoli contenti le regole e il metodo con cui si dovevano visitare i Luoghi Santi e che bisognava osservare dimorando tra i Saraceni e gli infedeli in Terra Santa, per non incorrere in qualche pericolo a causa della ignoranza di tali indicazioni.
I 27 articoli del decalogo del pellegrino
Articolo I – Se per caso qualche pellegrino fosse arrivato senza il dovuto permesso papale, ed era perciò incorso nella sentenza di scomunica, costui doveva presentarsi a lui al termine della messa per essere assolto da questo colpa in virtù della autorità apostolica che gli era stata affidata…
Articolo II – A nessun pellegrino era permesso girovagare da solo per i Luoghi Santi senza unaguida Saracena, perché era molto pericoloso. Io, fra Felix Fabri, non ho osservato strettamente questo articolo, come si vedrà in seguito.
Articolo III – Il pellegrino prenderà cura di non calpestare i sepolcri dei Saraceni, perché essi si arrabbiano molto quando vedono questo e tirano pietre a quelli che lo fanno, perché pensano che il nostro passaggio tormenti e disturbi i defunti.
Articolo IV – Dovesse un pellegrino essere colpito da un Saraceno, sia pure ingiustamente, non deve rispondere con un altro colpo, ma si lamenterà contro colui che lo ha colpito presso il Guardiano, il dragomanno (interprete) o Calino (il capo dei dragomanni), che cercheranno di raddrizzare il torto se possibile ; se no, sapendo che i giovani si comportano a volte con arroganza e sfrontatezza, i pellegrini dovranno sopportare e avere pazienza per la gloria di Dio e per loro maggior merito.
Articolo V – I pellegrini si guardino dal distaccare frammenti dal Santo Sepolcro o da edifici di altri luoghi, danneggiandone le murature, perché questo è proibito sotto pena di scomunica.
Articolo VI – I pellegrini di nobile nascita non devono imbrattare i muri disegnandovi i loro stemmi, o scrivendovi i loro nomi, o appiccicando sulle pietre fogli di carta con la rappresentazione dei loro stemmi, o facendo graffi sui marmi e sulle colonne, o addirittura dei buchi con strumenti di ferro, per lasciar traccia del loro passaggio. Da questo modo di comportarsi i Saraceni prendono grande offesa, e li ritengono dissennati.
Articolo VII – I pellegrini procederanno nella visita dei Luoghi Santi ordinatamente, senza confusione e dissensi ; e nessuno cercherà di arrivare prima degli altri, perché spesso si causa un gran disordine nei luoghi e la devozione di molti per questo si affievolisce.
Articolo VIII – I pellegrini si guarderanno dal mettersi a ridere tra di loro mentre camminano per le strade di Gerusalemme nel visitare i Luoghi Santi ; ma devono comportarsi in maniera grave e devota, sia a motivo dei Luoghi Santi che per l’esempio che danno agli infedeli, ma anche perché questi non abbiano sospetto che si rida di loro, ciò che gli dà estremo fastidio. Sono sempre sospettosi del riso e del divertimento dei pellegrini.
Articolo IX – I pellegrini si guardino soprattutto di far gesti o sorrisi nei riguardi di uomini o bambini dei Saraceni coi quali si dovessero incontrare perché, anche se fatti con tutte le buone intenzioni, molti guai sono sorti da simile condotta. In questo modo, qualunque cosa ridicola sia da questi compiuta, i pellegrini si gireranno dall’altra parte e rimarranno seri, e saranno così lasciati in pace.
Articolo X – I pellegrini siano attenti a non guardare le donne che abbiano a incontrare, perché tutti i saraceni sono estremamente gelosi e un pellegrino potrebbe, senza saperlo, cadere in qualche pericolo provocato dalla furia di qualche geloso marito.
Articolo XI – Se qualche donna dovesse fare segnali o invitare un pellegrino dentro una casa, lui non dovrà farlo assolutamente, perché quella donna fa questo tranello a istigazione di qualche uomo, di modo che il Cristiano, quando sarà entrato, possa essere derubato o addirittura ucciso. Chi non è prudente in questo campo incorre grandi pericoli.
Articolo XII – Si guardi il pellegrino dall’offrire ad un saraceno vino, se gli chiede da bere, tanto lunga la via che altrove. Il primo sorso gli dà già alla testa e il primo uomo che attacca è il pellegrino che gli ha dato da bere.
Articolo XIII – Ogni pellegrino mantenga l’asino che dal conducente ha ricevuto all’inizio, e non lo scambi con quello di qualcun altro, a meno che sia col consenso del conducente, se no avverrà quache disturbo.
Articolo XIV – I pellegrini di nobile stirpe si guardino dal rivelare il loro stato in presenza dei Saraceni ; è cosa imprudente farlo per molte ragioni.
Articolo XV – Nessun pellegrino si ponga in testa un turbante di colore bianco, né avvolga panni o tessuti bianchi attorno alla sua testa in presenza di Saraceni, perché essi considerano questo un loro privilegio, un segno con cui si distinguono dagli altri popoli. Né sopportano di vedere Cristiani vestiti di vesti bianche…
Articolo XVI – Nessun pellegrino porti appeso ai suoi fianchi un coltello o altro, altrimenti gli sarà strappato via e sequestrato. Né può portare armi di qualsiasi tipo.
Articolo XVII – Se un pellegrino avrà fatto amicizia con un Saraceno, si guarderà dal fidarsi troppo di lui perché sono traditori. In modo particolare si guarderà di toccargli la barba o il turbante anche solo appena sfiorandolo, perché questo è giudicato male da loro e ogni gesto precedente di benevolenza è dimenticato e s’infuriano. Di questo fatto, io fra Felix Fabri, ho avuto esperienza diretta.
Articolo XVIII – Ogni pellegrino prenda cura della propria roba e non la lasci abbandonata in un posto dove ci sono dei Saraceni, altrimenti presto scomparirà, qualunque cosa sia.
Articolo XIX – Se un pellegrino ha una fiasca di vino e vuole berne, è meglio che non si faccia vedere dai Saraceni che sono presenti ; può chiedere a un altro di mettersi davanti a lui, o coprirsi col suo mantello e bere di nascosto. Perché, siccome bere vino è loro proibito, ci invidiano che noi beviamo e molestano coloro che lo fanno.
Articolo XX – Un Cristiano non farà patteggiamenti di denaro coi Saraceni, eccetto in maniera tale da essere certo di non venire imbrogliato ; perché essi cercano di imbrogliarci in tutti i modi anzi credono di servire Dio con l’ingannarci e imbrogliarci…
Articolo XXI – Se i pellegrini avranno da fare accordi coi Saraceni, non dovranno litigare, né alzar la voce, né arrabbiarsi con loro, perché essi sanno che queste sono cose contrarie alla dottrina cristiana e quando vedo qualcosa di questo tipo subito gridano : “Cattivo cristiano !” perché tutti sanno dire queste parole in italiano o tedesco… Cristiano è un nome che implica giustizia, bontà, onestà, sopportazione.
Articolo XXII – I pellegrini stiano attenti a non entrare nelle moschee, cioè i templi e gli oratori dei Saraceni, perché se vi sarà trovato dentro in alcun caso ne uscirà indenne, se pure ne uscirà vivo…
Articolo XXIII – Specialmente stia attento il pellegrino a deridere o canzonare i saraceni che pregano o praticano le posture richieste dalla loro religione, perché questo assolutamente non lo possono tollerare. D’altra parte loro stessi si trattengono dal molestarci o deriderci quando noi facciamo le nostre preghiere.
Articolo XXIV – Se un pellegrino sarà trattenuto a Ramle o altrove un po’ più a lungo di quanto egli voglia, sopporti questo con pazienza e non pensi che questo sia per colpa del Padre Guardiano, mentre è dei Saraceni che fanno quello che a loro piace in queste cose, e non quello che conviene a noi.
Articolo XXV – I pellegrini non devono crucciarsi se gli tocca pagare un po’ di denaro per salvarsi dalle varie molestie che possono capitare, ma quando c’è da pagare del denaro lo diano subito senza protestare. Nello stesso tempo nessuno è tenuto a dare denaro al conducente del suo asino, perché questo è pagato dal capitano, a meno che uno voglia dare al suo conducente un quartino per comperare del foraggio per il suo asino, cosa che tuttavia non è obbligato di fare.
Articolo XXVI – I pellegrini devono dare qualcosa al gestore dell’ospizio in cui abitano, al fine che l’edificio possa essere riparato e ricostruito dalle rovine.
Articolo XXVII – I pellegrini avranno rispetto del povero convento dei Frati di Monte Sion a Gerusalemme, dal quale i pellegrini vengono accolti nel loro viaggio in Terra Santa, e lo sosterranno con le loro elemosine in aiuto a quei poveri frati che dimorano tra gli infedeli per dare conforto ai pellegrini e sono disposti a servire i pellegrini con tutte le loro forze, anche mettendosi sotto i loro piedi se necessario. E se qualcuno dei pellegrini non si vedrà servito secondo i suoi desideri e necessità non faccia colpa ai frati di questo, perché se dovessero dare pane e vino a tutti quanti, si ritroverebbero loro stessi senza il necessario per vivere. In ogni caso, essi sono disposti ad curare i pellegrini ammalati con ogni diligenza e attenzione, assistendoli ed accogliendoli con tutta carità nella loro infermeria.
Questi articoli furono letti a voce alta ai pellegrini in latino e in tedesco.

L’arrivo a Gerusalemme e la vista della Città Santa

dal Viaggio di Santo Brasca, pellegrino milanese, del 1480 d.C
ed. A.L. Momigliano, p. 66-67

Giobia 27 iulij, circa el mezogiorno, ogniuno fu in su l’asino per rizarse verso Ierusalem et fuora de Rama circa uno miglio bisognoe havere grande advertentia de non passare sopra li loro cimiterij perché ne seria facto molti rincresimenti… circa la mezanocte ogniuno smontoe, et a la bella campagna col lume de la luna se mìssemo a far colatione et ripossare per tre hore ; puoi avante l’aurora si montoe a cavallo, et circa le due hore de giorno scopèrsemo la sancta cità de Ierusalem et la cuba del Sancto Sepulcro, et quivi ogniuno smontoe per la cagione predicta, ingenochiati, cantando le infrascripte oratione con tanta effusione di lachrime, ch’era una grandissima devotione.

[Seguono le preghiere che tradizionalmente i pellegrini facevano quando si apriva per la prima volta la vista della Città Santa. Il pellegrino le riporta semplicemente dalle sue fonti, ma sono interessanti perché suggeriscono il tema spirituale della “Nova Jerusalem” :]
Salmo 147 : Lauda, Ierusalem, Dominum, lauda Deum tuum Sion.
Capitolo : Vidi civitatem sanctam Ierusalem novam descendentem de celo a Deo paratam ut sponsam ornatam viro suo. R. – Deo Gratias.
Inno : Urbs beata Ierusalem, dicta pacis visio, que construitur in celis vivis ex lapidibus, et angelis coronata…
Orazione : Deus qui civitatem sanctam Ierusalem…
Facte di fuora le predicte oratione tuti se aviàssemo a pede a la cità con grandissima reverentia.

 Discorso del Custode ai pellegrini, durante il loro ritorno, a Ramle

dal Viaggio di Piero Casola, nel 1494 d.C.
ed. A. Paoletti, p. 224-225

Raccomandazione ai pellegrini di sospendere i viaggi per l’estrema difficoltà e pericolo che incombeva sulle visite a Gerusalemme.
“Giobia a XXI de agosto, siando inganati de l’andata li peregrini, el guardiano de monte Sion, a la matina molto per tempo, disse la missa e volsi al meglio sapeva, el povero homo, consolare la brigata facendo uno sermone in latino … exortando li peregrini ad havere pacientia de le tribulatione ne dàveno ogni dì queli mori, e con bonissime auctoritate de la Scriptura Sancta e anche exempli de santi, et quia oportet per multas tribulationes intrare in regnum dei. Et in el secundo loco del suo sermone, domandava perdonanza a tuti li peregrini se lui, e cossì li sui frati, non havevano facto tute quele careze che forse speràveno lo dovèseno esser facte e in Jerusalem et altroe. In el terzo loco del predicto suo sermone, admoniva tuti li peregrini che quando giongerano a le loro patrie e paesi, vogliano exortare tuti quili havèsseno per animo de andare a visitare el Santo Sepulcro, o per voto o per devotione, non li andasse per questi dui anni a venire, alogiàndoli li molti dispiaceri fano quisti mori e ricordàndoli che farano pegio al venire, finché lo soldano non lo intenda e li proveda.”
Il Custode di Terra Santa raccomanda e chiede di raccomandare ai pellegrini di non venire, almeno per qualche tempo. Abbiamo quindi, dalle testimonianze coeve, la conferma di una ragione molto pratica per la nascita e lo sviluppo dei Sacri Monti come quello voluto dal Caimi a Varallo.